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Jim Messina, "Big data" e "door to door" nel piano per i sindaci Pd del guru di Obama e Cameron

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Nelle stanze del Nazareno, sede nazionale del Pd, ormai è tutto un parlare di "Big data" e "door to door". Lo sbarco a Roma, subito prima di Pasqua, dello spin doctor americano Jim Messina sta già lasciando il segno: ed è solo l'inizio. Dopo la prima ricognizione e i primi incontri, nei prossimi giorni il super consulente che ha assistito Obama nella campagna 2012 e David Cameron tra il 2014 e il 2015, tornerà a Roma con i suoi quattro collaboratori, per rimettersi al lavoro sulle amministrative di giugno.

Nei primi due summit, Messina, classe 1969, ha visto Lorenzo Guerini, Debora Serracchiani, Francesco Bonifazi , la responsabile comunicazione Alessia Rotta (fresca di ritorno da un viaggio negli Usa per studiare le primarie democratiche) e gli staff dei candidati sindaci Pd a Roma, Milano, Napoli, Torino e Bologna. Ha esordito ricordando le sue credenziali: "Con Obama avevamo poche probabilità di vincere, con Cameron quasi nessuna, e invece ce l'abbiamo fatta".

Matteo Renzi non c'era, del resto quando Messina è a Roma lo incontra a palazzo Chigi, lontano da orecchi indiscreti. Ma i toni e l'impostazione sono parsi ai presenti "molto renziani". Messina e i suoi hanno brevemente ricordato i capisaldi del loro modello, che parte da una segmentazione molto attenta tramite le banche dati dell'elettorato , che poi viene raggiunto col porta a porta in modo mirato. "Sono venuti qui a spiegarci cose che ha inventato il Pci 60 anni fa", la reazione a caldo di uno dei partecipanti. E del resto un altro prestigioso collaboratore di Obama, Mike Moffo (ospite alla Leopolda 2014), in passato ha fatto riferimento alla rete di volontari del Pci come modello a cui attingere. Niente di nuovo sotto il sole, dunque, per un partito che in parte è anche erede del Pci? In realtà al Nazareno, e anche a palazzo Chigi, c'è molta attesa per il lavoro del team Messina, soprattutto in vista del referendum costituzionale di ottobre, data chiave per il futuro politico di Renzi. "Non a caso per la consulenza è stata stanziata dal Pd una cifra di circa 100mila euro (che non viene confermata ufficialmente)". Le amministrative saranno solo un primo test, un allenamento, un modo per consentire agli americani di fare un po' di pratica con la complessa realtà politica e sociale italiana. In primo luogo, per valutare la costruzione e la formazione dei gruppi di volontari, che dovranno diventare la spina dorsale dei comitati per il Sì.

E del resto, Renzi ha scelto Messina anche perché lui è stato consulente di Cameron in occasione del referendum del 2014 sull'indipendenza della Scozia, un appuntamento secco, sì o no, che somiglia come schema al referendum sulla legge Boschi. Durante i due incontri al Nazareno, i dirigenti Pd hanno dovuto dare una infarinata sulla politica italiana agli spin doctor americani, dal M5s alle unioni civili, passando per le molteplici sfumature del centrodestra. In cambio gli americani hanno risposto citando una sorta di casalinga di Voghera, la "signora Paola", che dovrà essere convinta delle virtù della fine del bicameralismo, a partire dai minori costi, e dalla maggiore velocità nell'approvazione delle leggi. E insistendo sulla necessità di portare alle urne i più giovani. Argomenti che sono assai presenti a Renzi e ai suoi, che da due anni martellano sulla fine degli stipendi per i senatori e sui tempi più rapidi delle decisioni. In aprile, Messina e i suoi faranno un tour delle principali città al voto, fornendo consigli agli staff e ai candidati. Nella squadra, composta da due uomini e due donne, i compiti sono rigidamente divisi: social media, organizzazione dei volontari, big data. Poca attenzione per i media tradizionali, tv e giornali.

Le vittoriose campagne di Obama sono passate alla storia per come hanno raggiunto i singoli elettori a livello micro, un modello distante anni luce dagli spot tv con cui Berlusconi invase le sue reti nel 1994. "Non vengo qui ad applicare automaticamente ricette vincenti in altri paesi", ha spiegato Messina ai vertici dem. "Prima di tutto voglio capire la realtà italiana". Chissà se avrà abbastanza tempo per riuscirsi. In passato, il trapianto in Italia di "guru" americani è sempre stato un flop: nel 2000 Francesco Rutelli si affidò al consulente di Clinton Stanley Greenberg; lo stesso fece Berlusconi nel 2006 con il collaboratore di Bush Karl Rove, e Mario Monti con David Axelrod nel 2013. Tutte elezioni perse.

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