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Politica

Luigi Lusi condannato in appello a 7 anni di carcere. Francesco Rutelli: "Sentenza riafferma l'onore della Margherita"

Ansa
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Regge anche in appello l'impianto accusatorio nei confronti dell'ex tesoriere della Margherita, Luigi Lusi. I giudici della terza sezione hanno sostanzialmente confermato la condanna riducendola da 8 a 7 anni per l'accusa di appropriazione indebita e calunnia ai danni di Francesco Rutelli. L'ex senatore è accusato di essersi appropriato di oltre 20 milioni di fondi destinati al partito.I giudici hanno disposto lievi riduzioni di pena anche per gli altri imputati: per il commercialista Mario Montecchia (3 anni) e il collega Giovanni Sebastio (2 anni). Alla segretario Diana Ferri disposta una pena a 10 mesi.

Rutelli, presidente della Margherita, ha commentato la sentenza affermando di avere accolto "con gioia la piena vittoria anche in Corte d'Appello: essa riafferma l'onore della Margherita. Lusi - prosegue Rutelli - si è trasformato in un ladro e in un calunniatore: abbiamo affrontato questa grave situazione con determinazione e trasparenza, ottenendone la condanna penale, il sequestro e oggi la confisca di tutto il maltolto, che, coerentemente con le decisioni della Margherita, verrà devoluto al Ministero dell'Economia, cui già sono stati donati 6,5 milioni di euro".

Lusi resta la figura centrale di questa maxi appropriazione di fondi pubblici: oltre 20 milioni di euro che l'ex senatore ha dirottato su società a lui riconducibili. Una vicenda che, come detto dal pm nel corso del giudizio di primo grado, "ha segnato la crisi profonda della seconda Repubblica" e che ha portato l'ex senatore per 88 giorni agli arresti, nel 2012.

Per l'accusa nella gestione operativa e finanziaria del partito, i politici erano praticamente assenti, così come superficiali e all'acqua di rose erano degli altri organi di controllo, a cominciare dai revisori dei conti. Lusi, in qualità di tesoriere plenipotenziario, non ha "rispettato la norma che impone una contabilità ordinata". Un fiume di denaro che entra nella TTT srl, società riconducibile a lui, e viene impiegata per acquistare immobili (l'attico di via Monserrato, a Roma, una villa a Genzano, e l'usufrutto di Villa Elena per conto della nipote, oltre alla ristrutturazione di case a Capistrello) e le quote della Paradiso Immobiliare. Oltre 3,6 milioni vanno nelle tasche della moglie Giovanna Petricone, che ha patteggiato una pena ad un anno.

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