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Stefano Accorsi "sfreccia" alla grande al cinema: quasi irriconoscibile nel nuovo film di Matteo Rovere "Veloce come il vento"

Veloce come il vento
Veloce come il vento 

Una fame di velocità, di vita e di emozioni la fa da padrona in "Veloce come il vento", il nuovo film di Matteo Rovere (Un gioco da ragazze, Gli sfiorati) in cui un quasi irriconoscibile Stefano Accorsi – dimagrito per l'occasione e imbruttito con denti scuri, capelli lunghi e tatuaggi - veste i panni di Loris De Martino, un ex pilota tossicodipendente che torna a casa dopo dieci anni di assenza per la morte del padre, ritrovandosi ad affrontare delle responsabilità più grandi di lui. La madre è assente da tempo e sua sorella Giulia (Matilda De Angelis) lo odia. Ha persino un fratello più piccolo, Nico, mai conosciuto prima, e un compito non certo da poco per uno come lui, con un burrascoso passato e problemi di eroina: prendersi cura di loro e permettere a sua sorella, che ha solo diciassette anni, di partecipare al Campionato GT, continuando così a portare onore a quella famiglia che da sempre sforna campioni di corse automobilistiche. Loris e Giulia, loro malgrado, si ritroveranno a lavorare insieme e a (con)dividere forti emozioni, quelle stesse che entrambi, per ragioni diverse, pensavano di aver perduto. Come spesso accade, però, una famiglia può esserci o può formarsi anche e soprattutto nei momenti più difficili, e loro ne sono la prova.

Girato nei templi del racing italiani come Monza, Imola, Vallelunga e il Mugello, Veloce come il vento "è ispirato ad una storia vera", come ci ha spiegato il regista alla presentazione romana prima della proiezione in anteprima per il pubblico al prossimo al BiFest di Bari, prevista per il 4 aprile, e quella ufficiale, in circa trecento copie, fissata il 7 aprile per 01 Distribution. "L'idea è nata qualche anno fa, incontrando casualmente Antonio Dentini, detto Tonino, un vecchio meccanico esperto di preparazione ed elaborazione di motori che oggi è in pensione. Era solito frequentare un'officina di quartiere e raccontare molte storie, tra cui quella di Carlo Capone, un campione di rally degli anni '80", ha precisato. "Da quel suo racconto – ha aggiunto – lavorando assieme agli altri sceneggiatori (Filippo Gravino e Francesca Manieri, ndr), è partita l'idea del film". Perfetta la resa dei due attori, fratelli nel film: tra Accorsi e la De Angelis – una vera e propria rivelazione che abbiamo avuto già modo di apprezzare in una fiction di grande successo, Tutto può succedere – c'è un feeling particolare anche nei momenti di contrasto e lo spettatore se ne accorge e non può non tifare per loro. Tutto il film, in realtà, come ci ha spiegato il regista, "è una scatola narrativa per raccontare l'affetto tra due fratelli che si ritrovano e scoprono il senso del loro stare insieme attraverso una grande avventura fatta di motori, inseguimenti, gare e incidenti".

Il bello di questo film, coinvolgente ed adrenalinico è dir poco, è che ci fa entrare in un mondo con regole particolari, dominato da sentimenti umani molto forti, come lo è quello delle competizioni automobilistiche, un mondo poco conosciuto dai più e popolato da personaggi, tradizioni e famiglie che le seguono da intere generazioni. "Il mio personaggio, Loris, è decisamente complesso", ci ha spiegato Accorsi che per questa parte ha perso molti chili e ricevuto un trucco speciale per imbruttirlo. "Non volevamo fare finta, ha aggiunto, volevamo andare incontro a una verità del personaggio che fosse fisica e psicologica, così come volevamo che fosse vero il racconto del mondo delle corse di velocità ed è stato quello il punto da cui siamo partiti per raccontare tutto l'universo di quel mondo". Il suo segreto per interpretarlo al meglio? "Non finivamo mai di stupirci quando giravamo".

Prodotto da Domenico Procacci e dalla sua Fandango, Veloce come il vento coinvolge ed appassiona, fa commuovere e fa sperare, in alcuni punti persino sorridere. Girato senza effetti speciali, ma ricorrendo a stunt men veri e a vere corse, è un film che merita di essere visto anche per la delicatezza con cui affronta alcuni temi, non dimenticando però di tralasciare nulla. Uno su tutti, la tossicodipendenza di Loris/Accorsi, mostrata per come è realmente – e già questo merita un applauso - ovvero come un problema molto serio che divide in due la persona che ne soffre (perfetta la scena in piscina). "Non abbiamo affrontato la tossicodipendenza come questione a sé, ma l'abbiamo sempre relazionata al personaggio, a un personaggio forte, un pilota abituato a gestire situazioni estreme che emerge in tutta la sua fame di vita", ha aggiunto Accorsi che con questo film sembra aver fatto tornare un altro suo personaggio, Freccia, in un film (Radiofreccia) da lui interpretato qualche anno fa e prodotto sempre da Procacci. L'amore per i motori emerge in quasi tutte le scene, anche quando non è mostrato, anche quando qualcosa sfugge al controllo, dei piloti, soprattutto, ma del resto – come ci ha fatto notare l'attore bolognese, citando a sua volta la frase tipica dei piloti, "È impossibile avere tutto sotto controllo, e se lo hai quando corri, significa che stai andando troppo piano".

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