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Esteri

Terrorismo, operative le due "squadre speciali" per prevenire attentati nelle grandi città italiane

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Sono entrati in servizio in sordina, nella Capitale, nel giorno di Pasqua. Sorvegliando piazza San Pietro gremita di fedeli mentre papa Francesco pronunciava la Santa Messa. Solo qualche giorno prima erano stati fatti arrivare nelle caserme di Milano, Napoli, Venezia, Bari, Palermo, Gorizia, Verona. Martedì scorso, altrettanto silenziosamente, sono diventati operativi anche a Bologna, Brescia, Bergamo, Genova, Padova, Torino.

Più di cinquecento militari - appartenenti a due squadre nuove di zecca - dispiegati in tutta Italia per intervenire in caso di attacchi terroristici nelle metropoli del nostro Paese. La decisione era nell’aria già dallo scorso novembre, ma è stata accelerata dal comando generale dell’Arma dei Carabinieri dopo gli attacchi di Bruxelles. A riprova di quanto l’allarme terrorismo sia reale e concreto anche in Italia.

E questo nonostante il ministro dell’Interno Angelino Alfano proprio oggi, durante il Question Time alla Camera, abbia sottolineato come la prevenzione dell’intelligence italiana – fino ad ora – abbia funzionato.

Nelle maggiori città, infatti, fino ad oggi mancavano squadre di militari stabili nelle caserme che fossero in grado di intervenire in caso di attentati oppure operazioni particolarmente complesse. La decisione di inviare personale antiterrorismo operativo e “stabile” creato ad hoc con le squadre Api (Aliquote Primo intervento) e Sos (Squadre operative di supporto) – è quanto trapela da fonti interne all’Arma – non è stata dettata in base al grado di “pericolo” riscontrato nelle varie città ma decisa sul numero di abitanti. I super militari, infatti, sono stati inviati nelle caserme di quasi ogni principale città italiana. Con una particolare attenzione al nord est: Padova, Venezia, Verona e Gorizia.

Nelle città più popolose (Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna, Palermo, Venezia, Bari) sono presenti uomini di entrambe le squadre, che vanno dalle 9 alle 24 unità. In quelle più piccole (Genova, Padova, Brescia, Bergamo) solamente le “Api”, che hanno un equipaggio dalle due alle tre unità che dipende direttamente dal comandante del Reparto Operativo.

Viaggiano su veicolo blindato “Land Rover discovery”, vestono le tute da ordine pubblico, sono equipaggiati con scudo, spray, giubbotto antiproiettile, impugnano pistole Beretta 92 F e fucili d’assalto AR 70/90. Ogni equipaggio conta un tiratore scelto.

Le direttive sono infatti chiare: intervenire solo in caso di attacchi terroristici o in situazioni molto delicate che richiedano la mano ferma degli specialisti.

I requisiti per entrare a far parte di questo gruppo – è quanto trapela dall’Arma – sono gli stessi per entrare nello squadrone “cacciatori”, militari super addestrati impiegati anche nella ricerca di latitanti in zone impervie di Sardegna e Calabria.

“Svolgeranno più che altro interventi di contenimento – spiega una fonte interna all’Arma – dovranno congelare e tamponare la situazione nel teatro di un ipotetico attacco in attesa che arrivino i reparti speciali, i Gis da Livorno”. E’ già stato messo in conto, infatti, che in caso di un sanguinoso attentato terroristico la loro presenza potrebbe non bastare.

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