Scegli di capire.

Gedi Smile Abbonati
Inserti
Ancora su HuffPost
Guest
Tutte le sezioni

GEDI Digital S.r.l. - Via Ernesto Lugaro 15, 10126 Torino - Partita IVA 06979891006

Cultura

Zaha Hadid non era un ArchiStar, ma una Stella di spietata bellezza

Ansa
Ansa 

Zaha Hadid non era un "ArchiStar", ma piuttosto una Stella di spietata bellezza.

Oggi ci lascia, ma resterà con noi grazie ad una lunga traccia di luce, di idee disegnate e forme costruite.

Zaha non parlava volentieri di Bagdad e della sua infanzia, ma ricordo di averle sentito parlare con incanto della Valle dell'Eden e delle rovine di Samarra, dove il Tigri e l'Eufrate confluiscono. Ecco: quell'incanto rapsodico e ricchissimo di sfumature, lei, una giovane araba borghese e colta, lo ha coltivato per tutta la vita; insieme alla nostalgia per un mondo che era ormai sparito, demolito dalle dittature autoctone e dagli equivoci tragici dell'occidente. Annientato dal terrorismo integralista.

A Londra, all'Architectural Association, il luogo che più rappresenta la sua traiettoria intellettuale e potetica, Zaha Hadid ha cominciato negli anni sessanta a trasformare il suo incanto sofisticato in una vertigine di disegni. Qui su pagine coloratissime, l'architettura diventava un sistema di scheggie, di scie tridimensionali. Che il fascino per Malevic e il suprematismo aveva rapidamente trasformato in costruzioni senza angolo retto e che la passione per l'architettura aveva portato nel mondo delle città di pietra: a Hong Kong, a Berlino, ad Abu Dhabi, a Weil am Rhein, dove Zaha ha cominciato -negli anni 80- a realizzare progetti con geometrie apparentemente impossibili. Fino a costruire -a partire dagli anni 90- una macchina di 400 architetti che ha cominciato a produrre decine di edifici autografi per il mondo urbano contemporanea, quasi una metropoli infinita costellata di suoi progetti.

Zaha era una Diva. Non solo per l'aura che la circondava e che coltivava con crudele intelligenza.

Zaha era una Diva soprattutto per aver portato il cinema che amava, il flusso continuo delle percezioni, dentro nel cuore stesso dell'architettura. Lasciandoci, a Roma con il Maxxi, forse l'esempio più alto della sua visione fluida delle spazialità in sequenza e senza soluzioni di continuità della sua architettura. Come una portentosa accelerazione di quelle forme dinamiche e fluide che fanno la storia dell'architettura islamica.

Zaha Hadid era una donna intrigante. Con un corpo maestoso e una grazia innata. E una cattiveria difensiva che di colpo si scioglieva in attenzione e cura. La sentivo con regolarità e l'avrei vista a fine Aprile a Salerno per l'inagurazione della Stazione Marittima.

Mi mancherà, ci mancherà moltissimo.

Tutta la grandezza di Zaha Hadid in 50 secondi

Zaha Hadid è morta, la sua arte in 50 secondi

I commenti dei lettori
Suggerisci una correzione