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Apple, verso un mondo fatto di App

Le applicazioni, già parte della nostro quotidiano, portano verso un cambiamento generazionale nel modo in cui vivremo il digitale

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IL MONDO ruoterà attorno alle app. Questa è la grande scommessa della Apple e questo il "grand scheme" attorno al quale l'azienda sta costruendo il proprio e forse il nostro futuro. Chi non guarda il grande schema non può, quindi, comprendere fino in fondo la strategia dei dirigenti di Cupertino, strategia di lunga durata, non fatta per ottenere solo risultati "qui e ora", ma per porre le basi di un futuro nel quale il ruolo di Apple nelle nostre vite possa essere decisamente più ampio e fondamentale di quanto già non lo sia adesso.

Le cose stanno già cambiando, sotto i nostri occhi e le app sono diventate parte integrante della nostra vita, attraverso l'uso quotidiano di smartphone e tablet. Ma il processo di cambiamento, badate bene, è generazionale. Se è vero che per noi che abbiamo passato i 50 il mondo delle app è circoscritto a smartphone e tablet, non è così vero per chi è più giovane, e già usa le app in ambiti diversi, e ancor di più per i giovanissimi, che del "software", dei programmi che girano su computer, non sanno cosa farci. Non dobbiamo farci trarre in inganno dalla battuta d'arresto di Microsoft, che aveva saggiamente immaginato che le app avrebbero preso il posto del software in Windows e che è stata in qualche modo costretta a tornare sui suoi passi. Microsoft ha ragione, così come ce l'ha Apple: il passaggio alle app è ineluttabile, viene oggi rallentato solo dalla pigrizia degli adulti e delle aziende, che non vogliono abbandonare il vecchio ambiente conosciuto delle finestre e dei software sui loro computer e rallentano il cambiamento.

Per i quindicenni di oggi, che crescono in un universo di app che si aprono immediatamente e svolgono funzioni specifiche, il software e i pc sono cosa vecchia e destinata all'estinzione, è solo questione di tempo. Microsoft lo sa e si è adeguata, anche se ha dovuto rallentare l'integrazione dei pc, Apple lo sa e i suoi pc già hanno un app store dedicato e funzionano sia con il vecchio software che con le nuove app. E il passaggio delle app su device diversi, passaggio che sta avvenendo sotto i nostri occhi, produrrà cambiamenti radicali. Non ha torto Cook quando dice che le app sono "il futuro della tv", la nuova Apple Tv non ha bisogno di canali lineari tradizionali, funziona con le app dei canali, e i comandi vocali, con Siri (così come con Cortana o altri), sostituiscono il vecchio telecomando, senza che questo tolga centralità al televisore in soggiorno, anzi, aggiornando questa centralità alle nuove abitudini familiari, alla tv on demand, personalizzata e senza palinsesto, quella sulla quale si stanno orientando anche i social (YouTube e Facebook prima di tutti). E le app su smartwatch sono solo nella loro infanzia, possono solo migliorare e diventare non solo traduzioni delle app per altri device, smartphone in testa, ma app pensate e sviluppate per questi e altri nuovi device indossabili. E le app in automobile con il "car kit", o in casa, con l'"home kit", faranno altrettanto, creando ecosistemi che integreranno macchine oggi autonome e separate. E tutto questo è tra noi solo per merito di Apple, dell'innovazione di Apple, che ha portato le app nel nostro universo, app che vivranno non solo nell'ecosistema di Cupertino, ma anche negli altri, di Google, di Microsoft, dei cinesi che avanzano a grandi passi verso la conquista del mondo digitale. I ragazzini di oggi vivono di smartphone, tablet e app, non torneranno certamente indietro crescendo. Anzi, vorranno forse altri device che funzionino allo stesso modo, vorranno app dedicate ad altro, magari nel frigorifero o nel ventilatore. E tutte le aziende, Apple in testa, faranno del loro meglio per offrire loro degli ecosistemi che permettano ad ogni device di comunicare con l'altro, ad ogni app di poter essere "trasportata" da una macchina all'altra.

Difficile, dunque, celebrando i quarant'anni dell'azienda, dire che Apple non abbia le idee chiare o che abbia abdicato alla sua volontà di innovare. I suoi device continuano ad essere "game changing", l'Apple Watch ha solo un anno di vita e ha già spinto drasticamente in avanti la rivoluzione del mercato degli orologi, quando nove anni fa il primo iPhone arrivò sul mercato l'effetto fu simile, e pensate cosa è successo dopo. La Apple Tv di quarta generazione, quella che ha per la prima volta un app store dedicato, è tra noi da gennaio, meno di tre mesi, e il mondo delle tv sta iniziando a fare i conti con le nuove app televisive. E nel frattempo sono arrivati anche iPad e iPhone più potenti e soprattutto l'iPad Pro, con tutto il suo carico di app, per provare a spostare anche il mercato del personal computing  verso app e mobilità. Lo fanno tutti, non solo Apple, è ovvio, in questa partita di innovazione ci sono anche Google e Microsoft, Samsung e Lenovo, i cinesi e molti altri. Ma Apple è tutt'altro che ferma o orientata solo verso lo sviluppo finanziario, ha una strategia che, pur dovendo fare i conti con i "quarter" che si susseguono uno dietro l'altro, è di lunga durata, punta non a cambiare la realtà digitale qui e ora, ma anche domani e se possibile dopodomani. Che la strada sia giusta è evidente anche ai ciechi, che abbia successo, ovviamente, è tutto da vedere, perché, soprattutto nel campo dei bit, niente è per sempre.